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QUALI SONO GLI EFFETTI?
Utilizzando i tradizionali algoritmi di calcolo, con opportuni accorgimenti, è possibile dunque modellare un ambiente che tenga conto di aspetti tecnologici, fisici, biologici e sociologici al fine di ottenere un effetto simbiotico fra lo spazio acustico e l’uomo. In questo modo attraverso il suono l’ambiente diventa più che mai vivo e innesca un dialogo con gli artisti che vi si esibiscono. L’azione che la sala esercita sui musicisti non si limita all’aspetto estetico del suono o a quello psicologico ma arriva a una vera e propria retroazione sulla prestazione, agendo direttamente sulla muscolatura con azioni cinestetiche. Lo spazio architettonico garantisce così una riverberazione del suono capace di parlare il linguaggio dei muscoli del musicista. In questo modo la prassi artistica si arricchisce di una particolare facilità esecutiva. L’artista può riconoscere intorno a sé le proporzioni che vive nei suoi spazi interni e modellarvi, altrettanto facilmente, il proprio suono, liberandone la creatività. In quest’ottica, per chi esegue e per chi ascolta, i processi acustici e quelli fisiologici s’incontrano. Il divario fra cultura e culto viene risanato dall’acustica di uno spazio che intraprende un sottile dialogo con il sistema nervoso dei fruitori. Questo fenomeno guida la percezione sensoriale dei presenti e la prestazione artistica ne viene esaltata. La performance, elevata ad un piano spirituale, introduce, musicisti e pubblico, in un livello esistenziale più raffinato, privo di giudizi e ricco di sensazioni. La profonda sinergia fra uomo, musica ed architettura si dimostra capace di rievocare nei presenti la magia della pura sensorialità. All’interno di questo fenomeno l’architettura risulta essere, come nei più olistici sogni del passato, il catalizzatore per processi che diventino il luogo d’incontro di tutte le discipline.